La recente scoperta di una nuova specie di ascidia, denominata Clavelina ossipandae, ha catturato l’attenzione degli scienziati e degli appassionati di natura di tutto il mondo. Questa creatura marina, trovata nelle acque cristalline dell’isola di Kumejima, in Giappone, presenta una somiglianza straordinaria con un panda, creando un vero e proprio fenomeno virale. La scoperta non solo arricchisce la biodiversità conosciuta, ma solleva anche interrogativi su specie marine ancora ignote.

Un aspetto unico: la Clavelina ossipandae

La Clavelina ossipandae è una nuova specie di ascidia, un invertebrato marino che svolge un ruolo essenziale nell’ecosistema marino come filtratore. Scoperta a una profondità compresa tra i 15 e i 20 metri, questa ascidia si nutre di fitoplancton, utilizzando un sistema di filtraggio per trarre nutrimento dall’acqua circostante. Ciò che sorprende di più è l’aspetto peculiare di questo animale: il suo corpo trasparente consente di scorgere una rete di vasi sanguigni bianchi, che ricorda lo scheletro di un bonsai. Sulla parte superiore, alcuni dettagli scuri rappresentano una sorta di faccia, evocando le caratteristiche di un panda.

La Clavelina ossipandae è parte di un gruppo di specie marittime che si caratterizzano per la loro varietà di forme e colori. Tuttavia, è l’originalità della sua somiglianza con un panda a renderla unica nel suo genere. Questa scoperta rientra all’interno di un ambito di ricerca che mira a scoprire e catalogare nuove specie marine, essenziali per la salute degli oceani e del nostro pianeta.

La scoperta: dalla curiosità alla certificazione scientifica

La storia di questa scoperta affonda le radici tra il 2017 e il 2018, quando alcuni subacquei esploratori del Giappone hanno fotografato la Clavelina ossipandae e condiviso online le immagini di questa strana creatura. Le foto sono diventate rapidamente virali, portando alla creazione del soprannome “gaikotsu-panda-hoya”, tradotto dal giapponese come “panda scheletro ascidia”.

La curiosità genera sempre nuove ricerche, e così è stato per Naohiro Hasegawa, ricercatore dell’Università di Hokkaido. Motivato dall’interesse attorno a questa straordinaria scoperta, Hasegawa ha avviato una campagna di crowdfunding per organizzare una spedizione di ricerca nelle acque di Okinawa, che ha avuto luogo nel 2021. Durante questa spedizione, il team di scienziati è riuscito a raccogliere alcuni esemplari della specie, confermando che si trattava di un organismo sconosciuto fino ad ora alla scienza.

I risultati di questa indagine sono stati pubblicati nella rivista scientifica Species Diversity nel 2024, segnando un passo importante nella catalogazione delle ascidie a livello globale. Secondo Hasegawa, “le parti bianche che sembrano ossa sono i vasi sanguigni che attraversano le branchie delle ascidie”, e le macchie scure sulla testa “sono solo un disegno, e non sappiamo ancora quale sia la loro funzione.”

Caratteristiche biologiche e habitat della Clavelina ossipandae

La Clavelina ossipandae è una specie coloniale, ossia vive in gruppi di individui chiamati zooidi, che sono interconnessi attraverso una struttura chiamata stolone. Ogni zooide è lungo circa 2 centimetri, anch’esso ancorato alle rocce sottomarine, il che permette a questi organismi di formare vere e proprie colonie. La riproduzione della C. ossipandae avviene sia tramite un processo sessuale che asessuale, generando larve a forma di girino che nuotano liberamente fino a trovare un substrato adatto per attaccarsi e svilupparsi in adulti.

Oltre alla Clavelina ossipandae, esistono altre specie di ascidie che presentano forme e configurazioni luminose. Tra queste, la Clavelina moluccensis è nota per le sue strisce scheletriche e i puntini blu, mentre la Clavelina picta si distingue per le sue macchie e strisce che ricordano costole. Queste specie non solo arricchiscono la fauna marina, ma offrono spunti di studio interessanti per la comprensione dell’evoluzione e della biologia marina.

A fronte di caratteristiche così bizzarre e di una storia affascinante, il “panda degli abissi” ha saputo attrarre l’attenzione sia degli appassionati di biologia marina sia dell’opinione pubblica, riflettendo l’importanza della ricerca scientifica e della conservazione ambientale per il futuro della biodiversità.