Secondo un’analisi di Oxfam, l’1% della popolazione più agiata del mondo ha già superato la propria quota annuale di emissioni di carbonio nei primi dieci giorni del 2025. Questo dato allarmante sottolinea come il consumo e gli stili di vita eccessivi dei super ricchi contribuiscano in modo sproporzionato all’emergenza climatica globale. Le abitudini di consumo di questa élite hanno generato, in media, 2,1 tonnellate di CO2 per individuo in meno di una settimana e mezza.
L’analisi di Oxfam e la questione delle emissioni
Oxfam ha diramato un rapporto che evidenzia come in appena 10 giorni, l’1% più ricco del Pianeta abbia emesso una quantità di anidride carbonica equivalente a quella che è sostenibile consumare in un intero anno. La ricerca mette in risalto come i super ricchi contribuiscano a oltre il doppio delle emissioni di CO2 rispetto alla metà più povera della popolazione mondiale. Un problema che si fa ancora più grave considerando che le abitudini di consumo dei super-ricchi superano di gran lunga quelle delle persone comuni. Oxfam ha definito questo giorno “Pollutocrat Day” , un termine che evidenzia l’urgenza della situazione e il rischio di un collasso climatico in corso, generato da uno stile di vita insostenibile.
Questa situazione è ulteriormente aggravata dai dati recenti pubblicati dal servizio Copernicus per i cambiamenti climatici dell’Unione Europea, che hanno dichiarato il 2024 come il primo anno a superare la soglia di 1,5°C di incremento delle temperature. Questo innalzamento porta a una serie di eventi meteorologici estremi, tra cui siccità, uragani, ondate di calore e incendi devastanti, come quelli in California, contribuendo a livelli crescenti di insicurezza alimentare e alla perdita degli habitat naturali.
Chi sono i responsabili e quale impatto hanno?
Oxfam ha stimato che circa 77 milioni di persone, guadagnando più di 140.000 dollari all’anno, rappresentano l’1% più ricco della popolazione mondiale. Queste persone sono responsabili di emissioni annue di 76 tonnellate di CO2, ben oltre la “quota equa” di 2,1 tonnellate che dovrebbe essere riservata per rispettare gli accordi di Parigi sul clima.
Se non si interverrà drasticamente, si prevede che entro il 2050 le emissioni generate da questa élite causerebbero perdite di raccolto tali da poter sfamare non meno di 10 milioni di persone ogni anno nelle regioni dell’Asia orientale e meridionale. L’impatto che queste emissioni hanno sulle comunità vulnerabili è devastante e mette a rischio non solo la sicurezza alimentare, ma anche la stabilità sociale e politica.
Possibili soluzioni e richieste a livello governativo
Alla luce dei dati allarmanti, Oxfam ha sollecitato i governi di tutto il mondo a implementare misure fiscali per ridurre le emissioni dei più abbienti. Tra le richieste, l’adozione di imposte permanenti sul reddito e sul patrimonio delle persone più ricche, oltre all’introduzione di tasse punitive o divieti sui beni di lusso più inquinanti, come jet privati e superyacht.
Oxfam considera queste politiche come essenziali non solo per ridurre le emissioni di carbonio, ma anche per affrontare le disuguaglianze sociali esacerbate dalla crisi climatica. La richiesta di una maggiore giustizia ambientale diventa sempre più importante, poiché le conseguenze del riscaldamento globale ricadono in modo sproporzionato sulle fasce più vulnerabili della popolazione. L’appello è, dunque, a un’azione collettiva per garantire un futuro sostenibile per il pianeta.