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La contaminazione da Pfas in frutta e verdura in Italia: dati allarmanti dal progetto "Toxic Harvest"

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La contaminazione da PFAS in frutta e verdura in Italia cresce preoccupantemente, con tassi superiori alla media europea. Urgenti misure di controllo sono necessarie per tutelare la salute pubblica.

La problematica della contaminazione da PFAS in frutta e verdura è di crescente preoccupazione nel panorama europeo, e l’Italia non è esente da questi rischi. Recentemente, l’ISDE Italia ha pubblicato dati dettagliati raccolti attraverso il progetto "Toxic Harvest", rivelando l’entità del rischio che i consumatori affrontano nei supermercati e nei mercati locali. Questo articolo esplorerà il fenomeno della contaminazione alimentare, focalizzandosi sulle dinamiche italiane e sulle misure necessarie per affrontare questa emergenza.

La crescente contaminazione da Pfas in Italia

Negli ultimi anni, diversi studi hanno messo in luce il rischio della contaminazione da PFAS in frutta e verdura, e i dati di ISDE Italia confermano questa tendenza anche nel nostro Paese. Tra il 2011 e il 2021, sono stati analizzati 46.455 campioni di frutta e verdura in Italia. Il risultato complessivo ha rivelato un tasso di contaminazione aggregato del 6,2%. Di questi campioni, il 8,2% della frutta presentava residui di PFAS, mentre per gli ortaggi la percentuale è del 3,2%. È importante notare come la situazione italiana si presenti in una luce ancor più grave rispetto alla media europea, con un incremento della contaminazione sugli ortaggi pari al 536%, seguendo una crescita media dell’88% a livello europeo.

I dati segnalano che nel 2021, la frutta italiana ha meno contaminazione rispetto alla media europea: il 17% rispetto al 19%. Tuttavia, è da evidenziare che alcuni specifici frutti, come le banane e le pere, si avvicinano o superano significativi livelli di contaminazione. Queste statistiche suggeriscono un’accumulazione di contaminanti nella catena alimentare che necessitano di un intervento immediato e mirato.

Tipologie di frutta e verdura più contaminata

L’analisi dei campioni ha messo in evidenza quali siano le varietà di frutta e verdura più soggette a contaminazione da PFAS. Tra gli ortaggi, i cetrioli si posizionano al primo posto, con una contaminazione del 34%, seguiti da sedano e peperoni con rispettivamente il 24% e il 14%. Tra i prodotti ortofrutticoli italiani più a rischio, emergono anche melanzane, spinaci e zucchine, indicando una diffusa vulnerabilità in diversi segmenti dell’agricoltura italiana.

Per quanto riguarda la frutta, le banane si confermano le più colpite, con residui di pesticidi PFAS presenti nel 60% dei campioni analizzati. Le pere seguono con il 48%, e le pesche con il 38%. Queste evidenze puntano a una necessità urgente di attenzione e controllo sul rispetto delle normative da parte dei produttori agricoli e la necessità di avviare pratiche più sostenibili per ridurre il rischio di contaminazione.

La situazione della frutta e verdura importata

Un’altra fonte di preoccupazione emerge dal mercato della frutta e verdura importata in Italia. Nel 2021, è emerso che il 13% degli ortaggi importati presenta residui di pesticidi PFAS, con i peperoni, la lattuga e i fagiolini tra i più contaminati. I peperoni hanno mostrato una contaminazione del 27%, mentre per la lattuga e i fagiolini le percentuali sono rispettivamente dell’11% e del 9%.

Con un aumento della globalizzazione dei mercati alimentari, è fondamentale considerare che anche frutti importati come banane, pompelmi e arance sono a rischio. I dati mostrano che il 36% dei campioni di banana analizzati conteneva residui di un singolo pesticida, sottolineando l’urgenza di valutare non solo i prodotti coltivati localmente, ma anche quelli provenienti da paesi sempre più lontani come Costa Rica, Colombia e Argentina, noti per i tassi di contaminazione elevati.

Cosa si sta facendo in Europa contro i Pfas

A livello europeo, la Commissione sta valutando l’opportunità di vietare alcuni pesticidi contenenti PFAS. Tuttavia, organizzazioni come ISDE Italia e Pan Europe esortano a misure più rigorose, chiedendo il divieto totale per tutte le sostanze attive PFAS nei pesticidi. Inoltre, propongono di ridurre i limiti massimi di residui di PFAS negli alimenti fino a raggiungere lo zero e di supportare la transizione verso metodi di agricoltura sostenibile.

Il crescente accumulo di PFAS nella catena alimentare, insieme alla formazione di cocktail chimici, pone seri rischi per la salute pubblica, in particolare per i gruppi vulnerabili come donne incinte, neonati e bambini. È fondamentale una sinergia tra enti governativi, produttori e consumatori per garantire che la sicurezza alimentare diventi una priorità per la salute pubblica in Europa e in Italia.

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