Un recente studio pubblicato su "Science of the Total Environment" ha messo in luce i problemi legati all’uso del sale antighiaccio durante l’inverno e il suo conseguente impatto sui bacini di ritenzione, strutture che giocano un ruolo cruciale nella gestione delle acque piovane e nel contenimento delle inondazioni. Questo studio si è concentrato in particolare sulla salinizzazione di queste aree e sulla possibilità di utilizzare piante alofite come soluzione. I risultati offrono nuove prospettive su come affrontare il problema della salinizzazione ambientale.
L’effetto del sale antighiaccio sui bacini di ritenzione
I bacini di ritenzione sono progettati per raccogliere e trattenere l’acqua piovana, evitando così eventi di allagamento. Tuttavia, la presenza di sale antighiaccio distribuito durante l’inverno crea una situazione problematica. Un team di ricercatori ha eseguito una dettagliata analisi in 14 bacini di raccolta delle acque piovane situati nel nord della Virginia, in un anno in cui le nevicate erano superiori alla media. Questo studio ha rivelato una correlazione diretta tra la vicinanza dei bacini a strade frequentemente trattate con sale e i livelli di salinità. Il sale, infatti, scorre con il deflusso delle acque piovane e si accumula nei bacini, rendendo l’ecosistema circostante ostile agli organismi viventi.
I bacini di ritenzione, diversamente da quelli di espansione, sono caratterizzati dalla presenza permanente di acqua e vegetazione. Le piante che crescono in questi habitat contribuiscono alla stabilità e alla salute del sistema idrico. Malgrado ciò, la salinizzazione ha effetti devastanti su queste comunità vegetali, minacciando la biodiversità e l’integrità ecologica dei bacini.
Piante alofite: una possibile soluzione
Delle 255 specie vegetali esaminate nello studio, solo 48 si sono dimostrate in grado di tollerare le elevate concentrazioni di sale. Queste piante, identificate come alofite, possiedono la peculiarità di prosperare in terreni salini e di assorbire il sale nel loro processo di crescita. Le piante alofite rappresentano un’opportunità per contrastare gli effetti dannosi della salinizzazione nei bacini di ritenzione, poiché possono contribuire a rimuovere il sale dall’ambiente circostante.
Tuttavia, è fondamentale notare che, sebbene le piante alofite possano svolgere un ruolo utile, la loro capacità di rimuovere il sale dall’ecosistema è limitata. Lo studio ha dimostrato che i bacini di ritenzione più "virtuosi", quelli che presentano una notevole copertura vegetale, riescono a eliminare solamente un modesto 5% del sale complessivo disperso dalle strade.
Assumendo come esempio un bacino di detenzione autostradale di dimensioni standard, è stato calcolato che la capacità di fitodepurazione annuale potrebbe arrivare a circa 100 kg di sodio e 200 kg di cloro. Tuttavia, ciò non basta a compensare le quantità di sale applicato in inverno, accentuando l’inefficacia delle alofite quale soluzione isolata al problema.
Limitazioni e strategie alternative
I risultati dello studio suggeriscono che, sebbene le piante alofite siano utili nel tentativo di mitigare gli effetti dannosi della salinizzazione, non possono essere considerate una soluzione definitiva. Gli autori fanno appello per una strategia integrata che includa una diminuzione dell’uso di sale antighiaccio e l’adozione di soluzioni più ecologiche, come l’utilizzo di prodotti a base di acetato di calcio e magnesio.
Inoltre, lo studio sottolinea l’importanza di accrescere la consapevolezza pubblica riguardo alla riduzione dell’uso del sale e alla necessità di comportamenti più responsabili durante i mesi invernali. Una maggiore educazione su questi temi potrebbe contribuire a proteggere gli ecosistemi urbani dalla minaccia della salinizzazione.
L’impatto del sale sulla vegetazione
Il coinvolgimento delle piante nella fitodepurazione è stato un focus centrale dello studio, il quale ha determinato che alte concentrazioni di sodio e cloruro stressano la maggior parte delle specie vegetali, causando danni crescenti. In particolare, le specie legnose hanno mostrato una sensibilità notevole, subendo riduzioni di crescita e presentando problematiche come la clorosi delle foglie. Al contrario, le piante alofite hanno dimostrato di possedere una resistenza maggiore, confermando il loro potenziale come risorsa per ridurre l’influenza nociva del sale antighiaccio.
Il ruolo chiave delle specie alofite
Nell’ambito dello studio, è stata riconosciuta l’importanza delle piante alofite, sia per la loro adattabilità che per la loro capacità di assorbire il sale. Tra le specie alofite identificate, spicca la Typha, nota per la sua efficace capacità di assorbimento del sale. Tuttavia, l’efficacia della fitodepurazione è influenzata da vari fattori, tra cui la scelta delle specie, la copertura vegetale e la concentrazione di sale presente nell’ambiente.
Per garantire risultati ottimali nella fitodepurazione, è necessario non solo selezionare le specie più adatte, ma anche sostenere una copertura vegetale adeguata che massimizzi l’assorbimento del sale. Ciò richiede una pianificazione strategica e una gestione efficace degli habitat, nonché una considerazione attenta delle pratiche di gestione delle acque meteoriche nei contesti urbani.