I regimi alimentari adottati da un individuo, che possono spaziare dalla dieta vegana a quella onnivora, esercitano un’influenza significativa sulla composizione dei microrganismi presenti nell’intestino. Un recente studio, coordinato dal Dipartimento Cibio, ha esplorato le complesse relazioni tra le diverse diete e il benessere intestinale, con risultati che evidenziano sia gli aspetti negativi che positivi di ciascun tipo di alimentazione. Analizzando i dati di oltre 21.000 partecipanti provenienti da Stati Uniti, Regno Unito e Italia, i ricercatori hanno compreso in che modo le scelte alimentari influiscono sul microbioma, suggerendo che la qualità della dieta possa avere un impatto più rilevante rispetto al modello dietetico stesso.
Il microbioma intestinale rappresenta un ecosistema complesso di microrganismi, il quale gioca un ruolo fondamentale nella salute umana. Non solo è implicato nella digestione degli alimenti, ma contribuisce anche alla regolazione del sistema immunitario e alla produzione di sostanze nutritive vitali. Recenti ricerche hanno dimostrato che una dieta ricca di vegetali e povera di carne, in particolare quella rossa, possa contribuire a ridurre il rischio di malattie croniche e cardiovascolari. Tuttavia, è emerso che l’esclusione di alcuni alimenti, come latticini o carni, non rappresenta una soluzione semplice e universale per migliorare la salute intestinale.
Nell’ambito di questo studio, i ricercatori hanno messo in evidenza l’importanza di analizzare come diverse diete possano determinare differenze specifiche nel microbioma. Attraverso l’analisi di campioni raccolti da partecipanti con diete vegane, vegetariane e onnivore, è stato possibile osservare che ciascun regime alimentare produce una “firma” microbica unica, caratterizzata da variabilità e distintività nel tipo di batteri presenti.
La ricerca, finanziata anche da fondi europei, si è concentrata sulle differenze e le conseguenze delle varie diete per il microbioma. I risultati ottenuti hanno rivelato che i vegani presentano mediamente diete più salutari rispetto a vegetariani e onnivori. Tuttavia, è emerso che la diversità dei batteri intestinali nei vegani e nei vegetariani era inferiore rispetto agli onnivori. Gli scienziati hanno avvertito che la diversità batterica, sebbene importante, non è un indicatore assoluto di salute del microbioma; è fondamentale considerare anche la qualità e le funzioni microbiche.
L’analisi dettagliata ha mostrato che nei microbiomi degli onnivori si osserva una maggiore presenza di batteri legati alla digestione della carne, come l’Alistipes putredinis, i cui effetti possono essere sia positivi che negativi. D’altro canto, per i vegani, i batteri favorevoli alla salute, come i Bacteroides e i Firmicutes, predominano nel microbioma, suggerendo un’influenza positiva sulla produzione di acidi grassi a catena corta, importanti per la salute intestinale.
Uno degli aspetti chiave emersi dallo studio è l’importanza della qualità della dieta, che si è rivelata determinante per la composizione del microbioma. I partecipanti che seguivano una dieta sana, a prescindere dal tipo , mostrano una composizione microbica più favorevole. Ciò implica che anche una dieta onnivora può essere sana se contiene un’elevata quantità di alimenti vegetali e riduce il consumo di cibi altamente processati.
Un’importante novità della ricerca è stata l’analisi del trasferimento di batteri dal cibo al microbioma. I risultati hanno evidenziato che le persone vegane presentano il minor numero di batteri legati al cibo nel loro microbioma, a eccezione di quelli derivati da frutta e verdura, che risultano maggiormente presenti. Viceversa, vegetariani e onnivori mostrano un’abbondanza superiore di batteri associati ai latticini, accentuando ulteriormente le differenze tra i regimi alimentari analizzati.
Questo studio si inserisce in un contesto più ampio di ricerca volto a individuare i benefici specifici dei regimi alimentari in relazione al microbioma di ciascun individuo, un approccio noto come nutrizione di precisione. Nicola Segata, professore di Genetica e coordinatore dello studio, ha sottolineato come il consumo di una varietà di alimenti vegetali possa esercitare un impatto notevole sulla salute del microbioma. In particolare, l’inclusione di alimenti ricchi di fibre è risultata cruciale.
La scoperta che una dieta sana, ricca di vegetali e diversificata, possa migliorare la salute intestinale ha importanti implicazioni per la nutrizione pubblica, suggerendo che la modifica delle abitudini alimentari possa costituire un valido strumento per il benessere generale. Questo articolo non solo arricchisce la conoscenza scientifica in materia, ma offre anche spunti pratici per chi desidera migliorare la propria salute attraverso scelte alimentari più consapevoli.