Cos’è la sharing mobility? Il fenomeno si fa sempre più largo nel nostro tempo, ma di cosa si tratta esattamente? La sharing mobility è un fenomeno socio-economico che riguarda il settore dei trasporti e della mobilità sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta.
Ma cosa si intende per sharing mobility? Essa assume una diversa connotazione a seconda che la si veda dalla parte della domanda o dalla parte dell’offerta.
Per quanto riguarda il lato della domanda si parla di sharing mobility intendendo una trasformazione del comportamento delle persone che, progressivamente, tendono a preferire l’accesso temporaneo ai servizi di mobilità al fatto di possedere ed utilizzare un mezzo di trasporto proprio. Dall’altro lato, quello dell’offerta, la sharing mobility consiste nell’affermazione e nella diffusione di servizi di mobilità che adoperano tecnologie digitali allo scopo di facilitare la condivisione di veicoli e di tragitti; il risultato è la realizzazione di servizi più efficienti, interattivi e scalabili. Quali sono le principali caratteristiche della sharing mobility e come funziona?
Sharing mobility: caratteristiche e come funziona
Come funziona questa cosiddetta mobilità condivisa? Partiamo spiegando come si condivide tra gli utenti. Ci sono principalmente due modi per farlo.
- Sharing mobility contemporanea: si tratta di utilizzare lo stesso mezzo contemporaneamente come si fa, per esempio, organizzando un BalBlacar. Una persona che viaggia sola o a cui comunque rimangono dei posti liberi in macchina segnala il suo tragitto e l’orario di partenza per renderlo noto in rete; tutti possono consultare se e quando ci sono macchine che partono per giungere o passare per la loro destinazione e usufruire del servizio. Facendo in questo modo le spese del viaggio possono arrivare anche ad un quinto della cifra totale e le emissioni sono ridotte di molto.
- Sharing mobility in successione: in questo caso si tratta di sfruttare i mezzi condivisi che possono essere auto, bici o motorini usandoli uno dopo l’altro. Esempi di sharing mobility in questo senso sono Uber o Enjoy.
La sharing mobility, quindi, si attua quando si utilizzano mezzi che solitamente - fino ad ora - sono mezzi di proprietà come se fossero di tutti, mettendoli in comune e utilizzandoli contemporaneamente o in successione a seconda delle esigenze. I servizi di trasporto diventano così collettivi o in comune, andandosi ad affiancare al trasporto pubblico così come lo conosciamo.
Recentemente sono state investite moltissime risorse nella sharing mobility, sia all’estero che in Italia, e questo ha fatto sì che i costi di transazione e di utilizzo di questa possibilità diventassero notevolmente più bassi rispetto al passato. Proprio grazie a questa economicità veicoli che fino ad ora sono sempre stati concepiti per l’uso privato come le biciclette, i motorini o le macchine ora siano entrati nell’immaginario comune come mezzi condivisi.
In che modo la sharing mobility si differenzia rispetto al trasporto pubblico? Questi nuovi servizi di condivisione dei mezzi offrono delle opzioni di trasporto che sono adattabili alle esigenze dell’utente, a differenza del trasporto pubblico. La sharing mobility, quindi, fornisce soluzioni tagliate su misura per i clienti rispetto ai tradizionali mezzi pubblici ed è molto più flessibile per quanto riguarda l’utilizzo (basti pensare anche solo agli orari: non ce ne sono, così come i tragitti stabiliti).