La salute pubblica globale è minacciata da virus di origine alimentare, secondo un recente rapporto della FAO e dell’OMS . Questo studio dettagliato ha analizzato la frequenza e la gravità delle contaminazioni alimentari causate da virus, rivelando dati preoccupanti su norovirus, epatiti e altri patogeni. Attraverso un’attenta revisione delle evidenze scientifiche, gli esperti hanno mappato gli eventi di contaminazione lungo la catena di approvvigionamento alimentare, offrendo spunti cruciali per migliorare la sicurezza alimentare.

Virus alimentari: norovirus e le epatiti

Secondo il rapporto, il norovirus rappresenta la principale causa di malattie virali legate agli alimenti a livello globale. Ogni anno, il norovirus è responsabile di circa 125 milioni di casi di malattie di origine alimentare e di 35.000 decessi. Le epatiti A ed E seguono il norovirus in termini di diffusione, con l’epatite A che causa circa 14 milioni di casi e 28.000 decessi all’anno. Entrambi i virus presentano una gravità clinica superiore rispetto al norovirus, con l’epatite E frequentemente associata a contaminazione tramite carne di maiale e selvaggina.

I prodotti alimentari maggiormente associati a un alto carico sanitario includono cibi pronti, frutti di bosco congelati e molluschi per il norovirus, mentre l’epatite A risulta connessa principalmente ai molluschi. Le dinamiche di contagio si manifestano in diverse fasi, dal produttore al consumatore, con i virus che possono persistere nei cibi anche dopo la loro preparazione. Questo scenario rende l’intera filiera alimentare vulnerabile, richiedendo interventi mirati per salvaguardare la salute pubblica.

Metodologie per il rilevamento dei virus

Il rapporto mette in luce la complessità legata al rilevamento e alla quantificazione dei virus alimentari. Attualmente, i metodi standardizzati si basano sul rilevamento dell’acido nucleico virale, una pratica che, sebbene preziosa, non garantisce sempre l’individuazione di virus infettivi. Il risultato è una sfida nel monitoraggio della contaminazione in alimenti complessi e con bassi livelli di contaminazione, dove la sensibilità dei test può risultare insufficiente per garantire la sicurezza alimentare.

In aggiunta, l’ente ha sollevato la questione della trasmissione di encefaliti virali, in particolare quelle trasmesse dalle zecche, che possono contaminare il latte attraverso il contatto con animali infetti. La storia di epidemie correlate al consumo di latte crudo e formaggi mostra l’importanza di implementare sistemi di monitoraggio più severi lungo tutta la filiera alimentare.

Virus emergenti e necessità di sorveglianza per Clostridium

Uno degli ulteriori aspetti toccati nel rapporto riguarda il virus Nipah, il quale si trasmette attraverso il contatto con animali infetti e materiali contaminati. Questa situazione richiama l’attenzione sulla necessità di rafforzare le pratiche sanitarie e di sorveglianza, specialmente nelle aree agricole dove la zoonosi rappresenta un rischio concreto. L’OMS e la FAO hanno avviato una ricerca su vari aspetti legati a Clostridium, riconoscendo che attualmente mancano dati sufficienti per definire strategie efficaci di prevenzione e controllo.

In particolare, la FAO sta cercando esperti che possano contribuire a raccogliere informazioni sulle specie di Clostridium, inclusi Clostridium botulinum, Clostridium perfringens e Clostridium difficile. Obiettivo dell’incontro previsto a Roma nel febbraio 2025 è analizzare il peso globale delle malattie causate da queste specie legate al cibo e definire metodologie di monitoraggio più efficaci.

La rilevanza di queste indagini è evidente: comprendere l’evoluzione e l’impatto di virus alimentari è cruciale per proteggere la salute pubblica e migliorare la sicurezza alimentare a livello globale.