Il rifugio spagnolo La Manada Cántabra è al centro di una drammatica vicenda che coinvolge cinque mucche, Coni, Lola, Audumbla, Renata e Lorea, salvate da condizioni estreme di maltrattamento. Dopo un lungo percorso di recupero, queste creature rischiano di essere restituite al loro ex proprietario, accusato di averle tenute in situazioni disumane. La situazione si complica ulteriormente, poiché il rifugio è sottoposto a sfratto e chiede aiuto per garantire un futuro sicuro agli animali.
Le cinque mucche sono state trovate in uno stato di grave abbandono e maltrattamento. All’arrivo presso La Manada Cántabra, si presentavano in condizioni deplorevoli: estremamente sottopeso, con le costole ben visibili e costrette a vivere in spazi angusti e bui, incatenate e senza accesso a cibo e acqua. Così raccontano le fonti ufficiali del rifugio, che ha accolto questi animali, curandoli e nutrendoli per diversi mesi. Nonostante le ingenti spese per il loro sostentamento e interventi veterinari, il rifugio ha operato senza alcun supporto finanziario da parte delle autorità statali.
Il lavoro svolto dai volontari ha portato i primi frutti. In pochi mesi, le mucche hanno recuperato peso, forza e la voglia di vivere. Alcune di esse, che erano già gravide al momento dell’arrivo, hanno dato alla luce nuovi vitellini, testimoniando il successo delle cure ricevute. Ma ora la situazione si complica, poiché un tribunale ha ordinato la restituzione degli animali al loro ex proprietario, da cui erano stati sottratti.
Oltre alla minaccia di restituzione, La Manada Cántabra si trova a dover affrontare uno sfratto imminente. Il rifugio attualmente occupa una tenuta in affitto, il contratto del quale è scaduto a dicembre. La proprietaria ha inviato avvisi formali per il rilascio della proprietà, costringendo i leggenti del rifugio a cercare urgentemente un nuovo spazio. Senza un luogo adeguato, non sarà possibile garantire un futuro sicuro non solo per le cinque mucche, ma anche per gli altri animali attualmente ospitati, tra cui cavalli, pecore e cani.
Per far fronte a questa situazione drammatica, il rifugio ha avviato diverse campagne di raccolta fondi online, tra cui una sulla piattaforma migranodearena.org. Inoltre, hanno creato una iniziativa di "Teaming", che permette ai sostenitori di contribuire con un euro al mese per aiutare l’associazione a trovare un nuovo spazio. L’obiettivo finale è l’acquisto di una tenuta più grande e sicura, che permetta di continuare le attività di salvataggio e di protezione degli animali.
L’appello per la salvezza delle cinque mucche e la lotta del rifugio per un nuovo spazio hanno suscitato una vasta reazione sui social media. Numerosi attivisti, influencer e organizzazioni per il benessere animale hanno condiviso la storia, taggando testate giornalistiche e associazioni di settore come Igualdad Animal e Animal Equality. Queste azioni hanno l’obiettivo di fermare la restituzione delle mucche al proprietario accusato di maltrattamenti e di ottenere il supporto necessario per trasferire gli animali in un luogo sicuro.
Secondo le fonti, il momento della restituzione potrebbe arrivare in qualsiasi momento, il che alimenta le preoccupazioni tra i volontari del rifugio. Sono stati pubblicati messaggi accorati sui social, esprimendo il timore che le mucche possano finire al macello, rendendo vani gli sforzi compiuti per salvarle. A tal riguardo, è stato sottolineato che la possibilità di un "premio" per il precedente proprietario, che potrebbe trarre profitto dalla vendita degli animali ora sani, risulta inquietante.
Anche se i vitelli nati nel rifugio rimangono formalmente di proprietà dell’associazione, questi animali sono anch’essi a rischio. La mancanza di un terreno sicuro li mette in una situazione di pericolo, insieme agli altri animali attualmente presenti nel rifugio e in strutture vicine, che potrebbero anch’esse affrontare sfratti o espropri nel breve periodo.