TasteAtlas ha recentemente pubblicato una classifica dei 100 piatti più controversi al mondo, frutto di oltre 600.000 valutazioni da parte di viaggiatori internazionali. Questo articolo esplora i dieci piatti più disgustosi secondo la famosa guida gastronomica, che offrono uno spaccato delle tradizioni culinarie di diverse culture e regioni.

Aginares salata: un’insalata di carciofi da Creta

Al decimo posto della classifica si trova l’Aginares salata, una specialità tipica dell’isola di Creta. Questo piatto, che combina carciofi bolliti conditi con olio extravergine d’oliva, limone, senape, aglio e aneto, ha suscitato sentori di disapprovazione tra i palati più esigenti. Sebbene gli ingredienti possano apparire innocui, la combinazione dei sapori non è riuscita a conquistare un pubblico internazionale. Questo piatto può essere servito come antipasto o accompagnamento, ed è fortemente legato alla tradizione culinaria cretese. L’Aginares salata riflette l’amore per i prodotti freschi e locali, sebbene il suo sapore deciso possa risultare un ostacolo per i palati meno avvezzi.

Kaeng tai pla: un curry piccante dalla Thailandia

Il Kaeng tai pla, piatto che occupa la nona posizione della classifica, è un curry thailandese molto particolare. Preparato con interiora di pesce fermentate, il piatto presenta una complessità di gusti data da ingredienti come peperoncini, galanga, pasta di gamberi e citronella. Servito con riso al vapore, questo piatto è un’ottima rappresentazione della cucina thailandese, spesso caratterizzata da sapori forti e audaci. Tuttavia, la presenza di interiora fermentate può risultare poco attraente per chi non è abituato a sapori così intensi e insoliti. È un piatto che, sebbene tradizionale, divide le opinioni, posizionandosi fermamente tra le specialità gastronomiche più controverse del mondo.

Ramen burger: la fusione americana a Brooklyn

Scendendo nella classifica, l’ottavo posto è occupato dal Ramen burger, una creazione che ha visto la luce nel 2013 a Brooklyn, New York. Questo piatto innovativo sostituisce il tradizionale pane con due "fette" di noodle fritti, racchiudendo un hamburger di carne, salsa shoyu, rucola e cipolla. La fusione tra la cucina giapponese e americana rappresenta un tentativo di innovare e di attrarre palati diversi. Tuttavia, la sostituzione degli ingredienti tradizionali ha sollevato polemiche e diviso le opinioni sulla sua autenticità culinaria. La sua popolarità si è espansa rapidamente, ma nonostante ciò, rimane un piatto controverso che continua a suscitare discussioni tra i puristi della cucina.

Jellied eels: anguille in gelatina dalla tradizione inglese

Le Jellied eels, presente al settimo posto della classifica, è un piatto tradizionale inglese risalente al XVIII secolo. Si tratta di anguille bollite, insaporite con erbe aromatiche e servite fredde in gelatina, condite con pepe bianco e aceto. Questo piatto sta diventando sempre più raro, ma è ritenuto da alcuni un simbolo della cucina popolare britannica. La sua preparazione richiede abilità e conoscenza delle tecniche di conservazione, rendendo le anguille un alimento prelibato per chi lo conosce. Tuttavia, la consistenza gelatinosa e la tipologia di ingredienti possono risultare poco appetibili per i non avvezzi a questa tradizione culinaria.

Chapalele: il pane di patate dal Cile

Il Chapalele è un quadro culinario cileno che si colloca al sesto posto della classifica. Si tratta di un particolare tipo di pane preparato con patate e farina, cotto in un buco nel terranno, noto come curanto. Questo metodo di cottura, tradizionale delle comunità indigene del Cile, offre un sapore unico e una consistenza particolarmente buona. I Chapalele possono essere mangiati da soli o utilizzati come accompagnamento a piatti di carne. Nonostante la sua storia e la sua tradizione, il piatto risulta controverso per chi è abituato a forme più convenzionali di pane, richiedendo un’apertura mentale e un apprezzamento per i metodi di cottura ancestrali.

Hon mhai: street food thailandese a base di bachi da seta

Occupando il quinto posto, l’Hon mhai è uno street food thailandese caratterizzato da bachi da seta fritti. Questi insetti sono conditi con sale, pepe e una salsa segreta che varia a seconda del venditore. Questo piatto, spesso consumato come snack, è un esempio perfetto di come la cucina asiatica sappia utilizzare risorse non convenzionali. Tuttavia, il consumo di insetti continua a suscitare reazioni contrastanti a livello globale, e non tutti sono disposti a superare la barriera culturale e gustativa necessaria per apprezzare tali specialità. In Thailandia, l’Hon mhai rappresenta un’alternativa alimentare ricca di proteine e un ritorno a pratiche culinarie storiche.

Svið: la testa di pecora dall’Islanda

Al quarto posto troviamo lo Svið, un piatto islandese che consiste in una testa di pecora tagliata a metà e grigliata. Durante la tradizionale festa del Thorrablot, lo Svið viene servito in abbinamento con rape, gelatina di rabarbaro e purè di patate. Questo piatto, che affonda le radici nella cucina nordica, è emblematico dell’approccio islandese alla cucina, dove non si butta via nulla. Sebbene rappresenti una tradizione culturale profonda, la testa di pecora può risultare poco appetibile a chi non è abituato a mangiare parti non convenzionali dell’animale. Per molti islandesi, quest’ultimo è un piatto da celebrare, ma altro è il pensiero per turisti e visitatori.

Calskrove: la pizza-calzone svedese

Il Calskrove, con il suo originario dal ristorante Tre Konor di Skellefteå, si posiziona al terzo posto. Si tratta di una pizza-calzone ripiena di hamburger, cipolle, salse e patatine fritte. Mentre molti appassionati di cucina possono considerarlo una delizia, la sua particolare composizione ha attirato critiche da parte di chi lo giudica una stravaganza culinaria. L’idea di amalgamare diversi fast food in un solo piatto ha generato curiosità, sebbene non tutti riescano ad accettare la fusione di sapori. Questo piatto è un chiaro esempio di come la cultura gastronomica si possa evolvere in direzioni inaspettate, creando piatti che spiazzano le tradizioni culinarie preesistenti.

Blodpalt: ravioli finlandesi con un ingrediente speciale

La medaglia d’argento è attribuita al Blodpalt finlandese, ravioli preparati con farina di segale o orzo e tradizionalmente farciti con sangue di renna. Oggi il sangue può essere sostituito con quello di altri animali, ma il piatto mantiene la sua autenticità. I Blodpalt vengono serviti con purè di patate e pancetta fritta, rappresentando un esempio tipico della cucina finlandese, che spesso fa uso di ingredienti locali e sostenibili. I ravioli, per quanto possano risultare bizzarri a molti, riflettono una tradizione di utilizzo di ogni parte dell’animale, portando avanti la cultura gastronomica nordica.

Blodplättar: pancake al sangue svedesi

Infine, il primo posto è occupato dai Blodplättar, pancake al sangue animale tipici della Svezia. Caratterizzati da un colore brunastro, questi pancake sono aromatizzati con spezie, cipolle e marmellata di mirtilli. Pur essendo un piatto tradizionale nella cucina svedese, i Blodplättar sono spesso considerati un esperimento gastronomico difficile per chi non è abituato a mangiare sangue animale. Rappresentano un collegamento diretto con la storia culinaria svedese, dove molte ricette sono tramandate attraverso le generazioni, e l’uso del sangue è una pratica molto antica e culturalmente significativa.

Riflessioni sulla soggettività del gusto

Nel contesto di questa classifica, è importante notare come il concetto di "disgusto" nel cibo sia soggettivo e fortemente influenzato dalla cultura. Molti dei piatti presenti, sebbene possano sembrare poco appetibili, sono il risultato di tradizioni secolari e di tecniche culinarie sviluppatesi nel tempo. La diversità dei gusti culinari è un aspetto fondamentale delle tradizioni culturali, e ciò che può sembrare strano per alcuni potrebbe rivelarsi un’esperienza gastronomica ricca di storia e significato per altri. Gran parte delle specialità più controverse proviene da regioni del Nord Europa, dove le condizioni climatiche hanno storicamente forgiato metodi di conservazione e preparazione alimentare unici.