L’azione legale che ha dato vita al primo contenzioso climatico in Italia, noto come "Giudizio Universale", è stata avviata nel 2021 dall’organizzazione ecologista A Sud, in collaborazione con circa 200 cittadini italiani. Questa causa rappresenta un importante tentativo di affrontare le sfide legate ai diritti fondamentali colpiti dall’emergenza climatica che affligge il paese. Dopo un primo round legale culminato con la decisione di inammissibilità da parte del tribunale di Roma, la disputa si sposta ora in Appello, dove si attende una nuova opportunità di giustizia per l’ambiente. Il processo di Appello si svolgerà il 29 gennaio presso la Corte di Appello di Roma e assume un significato cruciale per il futuro della protezione ambientale in Italia.
Il "Giudizio Universale" ha preso piede nel panorama giuridico italiano nel 2021, quando A Sud ha raccolto un gruppo di cittadini per chiedere una maggiore responsabilità allo Stato italiano in relazione alle politiche climatiche adottate. Tuttavia, il primo grado della causa, tenutosi nel 2023, si è concluso con una decisione inattesa: il tribunale di Roma ha dichiarato la causa inammissibile a causa di un "difetto di giurisdizione". Questo ha suscitato preoccupazione tra i sostenitori della giustizia climatica, poiché la sentenza non affrontava il merito della causa, lasciando intatto il problema dell’emergenza climatica e delle sue ripercussioni sui diritti umani.
Il giudice del tribunale civile di Roma, con la sua decisione, ha effettivamente eluso la possibilità di un approfondimento legale sui temi di fondo sollevati dai ricorrenti, ponendo interrogativi sulla capacità del sistema giuridico italiano di affrontare le questioni ambientali in modo adeguato. A tal proposito, Luca Saltalamacchia, l’avvocato rappresentante del contenzioso climatico, ha esplicitato il rammarico per l’esito del primo grado, definendolo un’assenza di giustizia per il clima.
Nell’imminenza della prossima udienza, che si terrà a Roma il 29 gennaio 2024, ci si aspetta che la Corte di Appello possa rivedere e riformulare la sentenza di primo grado. Secondo i legali coinvolti, ci sono speranze concrete che l’Appello possa essere ascoltato sulla base dei recenti casi di contenzioso climatico che hanno avuto esiti significativi in Europa. Questi precedenti giuridici, come quelli stabiliti dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nei casi "Klima Seniorinnen" e "Duarte Agostinho", offrono un fondamento per la revisione della giurisdizione italiana. Tali sentenze hanno confermato l’influenza del cambiamento climatico sui diritti umani e riconosciuto l’esistenza di legami tra l’inefficienza climatica e la protezione dei diritti fondamentali.
Luca Saltalamacchia e il team legale composto anche da Michele Carducci e Antonello Ciervo sostengono la necessità di una corretta applicazione delle leggi e dei principi stabiliti dalle corti europee. Credono che questa udienza rappresenti un’importante occasione per riconoscere la responsabilità dello Stato italiano nel garantire un ambiente sano e sicuro per i propri cittadini.
La campagna "Giudizio Universale" non è solo un’azione legale, ma rappresenta anche un appello più ampio per la mobilitazione della società civile in merito alle problematiche legate all’emergenza climatica. I cittadini coinvolti nella causa hanno sottolineato come la giustizia climatica debba essere una priorità non solo per i giuristi, ma per ogni membro della società. Attraverso il processo, è emersa la consapevolezza della vulnerabilità delle generazioni future di fronte a scelte politiche che non tutelano la salute del pianeta.
Le testimonianze e il supporto di migliaia di persone che hanno aderito all’iniziativa pongono delle pressioni significative sulle istituzioni. La speranza è che l’udienza di Appello, quindi, possa stabilire un precedente giuridico, evidenziando l’importanza di riconoscere la responsabilità collettiva nella tutela dell’ambiente.
Tutti questi elementi contribuiscono a rendere il processo del 29 gennaio una data cruciale per il futuro del contenzioso climatico in Italia e per un possibile cambiamento nelle politiche ambientali del paese.