Il mondo della cinofilia italiana, regolato dall’Ente Nazionale Cinofilia Italiana , è sotto scrutinio a causa di un’inchiesta che evidenzia varie irregolarità come sospetti casi di doping, pedigree potenzialmente falsi e l’ibridazione di cani pericolosi. La giornalista Giulia Innocenzi, nota per il suo impegno nel settore della tutela animale, ha realizzato un servizio che andrà in onda su Report, fornendo dettagli inquietanti sulla situazione attuale nel panorama cinofilo nazionale. Questi scottanti retroscena mettono in discussione la credibilità e la sicurezza delle pratiche legate agli allevamenti e alle competizioni canine.
Le competizioni per cani di razza, che si svolgono sia in eventi di bellezza sia in prove di abilità specifiche per ogni razza, rivestono un’importanza cruciale nel determinare quali esemplari diventeranno "campioni". Essere un campione non è soltanto una questione di prestigio; i cani che vincono possono generare cuccioli venduti a cifre stratosferiche. Questo business genera un giro d’affari multimilionario che attira l’attenzione di molti, spesso portando a pratiche discutibili.
Uno degli aspetti più controversi è l’uso di sostanze dopanti nelle gare canine. Anche se l’ENCI si vanta di incassare annualmente circa 10 milioni di euro, le risorse destinate ai controlli antidoping sono estremamente limitate, con solo 10.000 euro a disposizione. Questo impiega un organo interno per effettuare i controlli, suscitando preoccupazioni sulla loro efficacia e imparzialità.
La testimonianza di Giulia Innocenzi evidenzia il caso di un cane, Pegaso, che, al termine di un addestramento, è risultato positivo alla ketamina. Nonostante il suo proprietario abbia segnalato l’episodio all’ENCI, l’ente ha trascurato la questione, lasciando un alone di mistero e sospetto sulla trasparenza delle competizioni. La mancanza di rigorosi controlli antidoping solleva interrogativi sulla regolarità degli eventi e sul benessere degli animali coinvolti.
L’ENCI è l’unico ente in Italia autorizzato a rilasciare i pedigree, documenti che certificano la razza e la discendenza dei cani. Questi documenti sono fondamentali per garantire la purezza di una razza e per consentire i relativi incroci tra cani campioni. Tuttavia, la validità di alcuni pedigree è messa in discussione da casi recenti di documentazione potenzialmente falsa.
Testimonianze e dispute legali evidenziano i rischi legati a una possibile falsificazione. Giulia Innocenzi fa riferimento al caso di Nolo Del Zagnis, un cane dalla fama consolidata, il cui pedigree è stato contestato in tribunale da un allevatore che sosteneva fosse falso. Giuridicamente, il tribunale ha dato ragione all’allevatore, riconoscendo la validità delle sue accuse. Questo episodio ha scosso le fondamenta dell’Ente e messo in evidenza la necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità nella gestione dei pedigree.
Inoltre, Innocenzi menziona un altro caso, quello di Blaze, il cui padrone sta affrontando difficoltà per ottenere il pedigree malgrado il pagamento di 1.200 euro, a causa di incertezze emerse dalle analisi di laboratorio. L’inchiesta mette in luce una critica sistematica dell’ENCI e una richiesta di chiarezza da parte delle autorità, in particolare del Ministero dell’Agricoltura.
Un altro punto centrale dell’inchiesta di Report si concentra sulla questione dei cani considerati pericolosi, derivati da ibridazioni improprie. Le conseguenze di queste pratiche sono state drammatiche, come dimostra un tragico incidente avvenuto nel 2020 quando una donna è stata aggredita dalla sua stessa cucciolata di cani lupo cecoslovacchi.
Il sospetto che questi animali non fossero autentici esemplari di lupo cecoslovacco ha sollevato interrogativi sulla qualità dei pedigree rilasciati dall’ENCI. Giulia Innocenzi riporta segnali di allerta risalenti al 2011, quando un allevatore aveva già avvertito l’ente riguardo a una possibile ibridazione con lupi selvatici. Nonostante gli avvertimenti, l’ente ha reagito in modo efficace solo dopo che si è verificata una tragedia, sospendendo i pedigree ma continuando a sostenere che la loro esistenza fosse garanzia di sicurezza contro animali pericolosi.
Mentre il dibattito si intensifica, restano domande ingombranti sull’effettiva vigilanza dell’ENCI e sulle azioni necessarie per garantire il benessere degli animali e la sicurezza dei cittadini. Il servizio di Giulia Innocenzi pone dunque la luce su problematiche che richiedono una seria revisione delle politiche attuali nel mondo della cinofilia italiana.